USA 2013 |
Racconto di viaggio di Katia e Maurice |
Credo che tutti abbiamo pensato ad un “coast to coast” nella vita, la nostra prima idea era di farlo in treno.
Purtroppo Novembre non è il mese più indicato perché le proposte della Amtrak sono interessanti nel periodo estivo, ma la RSM di Katia è in Novembre.
Abbiamo quindi optato per una versione aerea ridotta, prima tappa a Boston, poi volo a San Francisco, percorrere in macchina la Cabrillo HighWay fino a Los Angeles, quest’anno la RSM di Katia è a Malibu, ritorno in volo a New York.
E’ l’occasione per visitare le più importanti Università degli States
La macchina organizzativa di Katia si mette in moto e tre mesi prima della partenza tutto è prenotato, voli alberghi e macchina, così riusciamo a trovare voli a ottimi prezzi.
Purtroppo Novembre non è il mese più indicato perché le proposte della Amtrak sono interessanti nel periodo estivo, ma la RSM di Katia è in Novembre.
Abbiamo quindi optato per una versione aerea ridotta, prima tappa a Boston, poi volo a San Francisco, percorrere in macchina la Cabrillo HighWay fino a Los Angeles, quest’anno la RSM di Katia è a Malibu, ritorno in volo a New York.
E’ l’occasione per visitare le più importanti Università degli States
La macchina organizzativa di Katia si mette in moto e tre mesi prima della partenza tutto è prenotato, voli alberghi e macchina, così riusciamo a trovare voli a ottimi prezzi.
Boston
Non potevamo non iniziare da Boston, la più europea delle città Americane e la sede dell'Harvard University e del MIT.
Boston ci accoglie con un vento freddo, siamo ormai in autunno inoltrato, in compenso il suggestivo fenomeno del “foliage” tinge gli alberi dei numerosi parchi di sfolgoranti colori, dal rosso vivo al giallo pastello.
Decidiamo per una passeggiata senza meta, attraversiamo il Charles River con la diga del Museo della Scienza e ci dirigiamo verso il centro della penisola. Quest’area è la più bella di Boston, con i grattacieli del distretto finanziario a pochi passi da Beacon Hill, la zona più residenziale.
La Old State House, ci appare come una distinta signora in mezzo ai colossi di vetro.
Una cupola d’orata ci dice che siamo di fronte alla sede del Governo, la Massachusetts State House, scendiamo verso i Public Gardens.
Boston è una città molto “elegante”, il traffico non è mai congestionato le persone non corrono, camminano e anche noi, presi da questa calma, proseguiamo nel nostra passeggiata fino ad arrivare a Hanover St. che attraversa tutta la zona “italiana” di Boston, la Union Oyster House richiede una sosta, siamo fortunati e due posti li troviamo.
Ci inoltriamo in Hanover St., le case di mattoni rossi, i numerosi ristoranti italiani e i negozi, i piccoli bar, la sensazione è piacevolissima.
Prendiamo la metropolitana per Cambridge e usciamo sulla Massachusetts Ave, prima di entrare nella Harvard Yard, la parte più vecchia dell'Harvard University, camminiamo per un po’.
La cosa che ci colpisce sono le librerie, non tanto per il fatto che stampino ancora, ma per la vastità degli argomenti trattati e tutti squisitamente laici.
Riprendiamo la metropolitana per portarci al MIT, devo dire che un pizzico di curiosità c’è, dopo averlo sentito nominare spesso ai tempi dell’università.
Elegante nella sua austerità, sembra quasi che sappia di essere l’MIT, camminiamo fino all’ingresso principale e chiedo dov’è la libreria, un libro per ricordo lo voglio prendere e non ho difficoltà a trovarne uno interessante.
San Francisco
Si vola verso la West Coast, San Francisco ci attende. E’ un salto nel passato, l’ho visitata più di 20 anni fa. Quando si torna in una località dopo molti anni si ha la tendenza a tornare negli stessi posti, per vedere se qualcosa è cambiato sperando che non lo sia, perché si vuole ricordare.
Il Pier 39 è il primo ricordo, sembra che non sia cambiato nulla ma passeggiando verso il Pier 45 abbiamo due interessanti sorprese, un museo della Meccanica, con curiose macchine da vedere e proprio alle sue spalle un museo militare con due navi della seconda guerra mondiale, la SS Jeremiah O’Brien e il sottomarino USS Pampanito.
Poter visitare un sottomarino è una esperienza interessante che non ci lasciamo sfuggire, ma la curiosità è scoprire che nella sala macchine della SS Jeremiah O’Brian hanno girato alcune scene del Titanic di Cameron. Le navi sono perfettamente mantenute ed il fee di ingresso è un gradito contributo alla loro conservazione. La sera la Crab House del Pier 39 sarà una meta obbligata.
Risalendo lungo la Columbus Ave, si trovano, come spesso avviene in molte città americane, una di fronte all’altra, China Town e Little Italy. Cerchiamo un caffè all’italiana e conosciamo Mario, è qui da quasi 20 anni, il feeling nasce subito e i racconti si susseguono. Dobbiamo andare a ritirare la nostra vettura, ci diamo appuntamento al giorno dopo per un pollo alla griglia in un ristorante di amici italiani.
La mattina seguente decidiamo per un giro intorno alla North Bay, prima tappa l’Università della California a Berkeley, usiamo l’Oakland Bay Bridge per arrivarci.
La sensazione è diversa rispetto ad Harvard, dove la tradizione ed un certo senso di austerità è presente, qui gli studenti del campus trasmettono una sensazione di maggior “libertà” intellettuale. Più improntata agli studi scientifici UC Berkeley gestisce il principale laboratorio di armi nucleari della nazione, Los Alamos.
Qui nel lontano 1964 nasce la controcultura hippie che si diffuse in tutto il mondo.
La cosa che notiamo subito è la massiccia presenza di studenti orientali, mi riprometto di chiederne la ragione a Mario.
Proseguiamo lungo la 580, attraversiamo nuovamente la baia con il Richmond San Rafael Bridge, ed arriviamo a San Rafael, forse non tutti sanno ma questa piccola cittadina ha visto i natali della Lucas Films Ltd nel 1971.
Scendiamo lungo la 101 ed arriviamo ad un piccolo paese, Sausalito, che avevo già visitato nel mio precedente viaggio. Il paese è un punto panoramico naturale alla baia, molto curato e con bei negozi e ristoranti, ebbe grande fama al tempo del proibizionismo a causa della sua posizione di fronte al Golden Gate ma isolato da San Francisco dallo stesso corso d’acqua.
E’ il momento per qualche scatto alla bellissima baia.
Si vola verso la West Coast, San Francisco ci attende. E’ un salto nel passato, l’ho visitata più di 20 anni fa. Quando si torna in una località dopo molti anni si ha la tendenza a tornare negli stessi posti, per vedere se qualcosa è cambiato sperando che non lo sia, perché si vuole ricordare.
Il Pier 39 è il primo ricordo, sembra che non sia cambiato nulla ma passeggiando verso il Pier 45 abbiamo due interessanti sorprese, un museo della Meccanica, con curiose macchine da vedere e proprio alle sue spalle un museo militare con due navi della seconda guerra mondiale, la SS Jeremiah O’Brien e il sottomarino USS Pampanito.
Poter visitare un sottomarino è una esperienza interessante che non ci lasciamo sfuggire, ma la curiosità è scoprire che nella sala macchine della SS Jeremiah O’Brian hanno girato alcune scene del Titanic di Cameron. Le navi sono perfettamente mantenute ed il fee di ingresso è un gradito contributo alla loro conservazione. La sera la Crab House del Pier 39 sarà una meta obbligata.
Risalendo lungo la Columbus Ave, si trovano, come spesso avviene in molte città americane, una di fronte all’altra, China Town e Little Italy. Cerchiamo un caffè all’italiana e conosciamo Mario, è qui da quasi 20 anni, il feeling nasce subito e i racconti si susseguono. Dobbiamo andare a ritirare la nostra vettura, ci diamo appuntamento al giorno dopo per un pollo alla griglia in un ristorante di amici italiani.
La mattina seguente decidiamo per un giro intorno alla North Bay, prima tappa l’Università della California a Berkeley, usiamo l’Oakland Bay Bridge per arrivarci.
La sensazione è diversa rispetto ad Harvard, dove la tradizione ed un certo senso di austerità è presente, qui gli studenti del campus trasmettono una sensazione di maggior “libertà” intellettuale. Più improntata agli studi scientifici UC Berkeley gestisce il principale laboratorio di armi nucleari della nazione, Los Alamos.
Qui nel lontano 1964 nasce la controcultura hippie che si diffuse in tutto il mondo.
La cosa che notiamo subito è la massiccia presenza di studenti orientali, mi riprometto di chiederne la ragione a Mario.
Proseguiamo lungo la 580, attraversiamo nuovamente la baia con il Richmond San Rafael Bridge, ed arriviamo a San Rafael, forse non tutti sanno ma questa piccola cittadina ha visto i natali della Lucas Films Ltd nel 1971.
Scendiamo lungo la 101 ed arriviamo ad un piccolo paese, Sausalito, che avevo già visitato nel mio precedente viaggio. Il paese è un punto panoramico naturale alla baia, molto curato e con bei negozi e ristoranti, ebbe grande fama al tempo del proibizionismo a causa della sua posizione di fronte al Golden Gate ma isolato da San Francisco dallo stesso corso d’acqua.
E’ il momento per qualche scatto alla bellissima baia.
Abbiamo un appuntamento con il nostro amico Mario, attraversiamo il Golden Gate Bridge e arriviamo in Columbus Ave., il ristorante si chiama “Il Pollaio”, non ci facciamo impressionare dall’aspetto il pollo alla griglia è super.
Mario ci racconta che non è proprio andata come pensava, lavora nel settore delle ristrutturazioni immobiliari e negli ultimi anni la concorrenza degli asiatici è molto forte, loro fanno il lavoro a metà prezzo e la gente non capisce perché deve pagare un lavoro il doppio.
Lui vorrebbe anche tornare in Italia ma la compagna non ne vuole sapere, i figli studiano in America.
Gli chiedo come mai tanti asiatici nelle università, mi risponde che esiste una legge (Affirmative Action), una specie di discriminazione razziale “positiva” contro la popolazione bianca a favore di gruppi etnici minoritari che gli ha consentito un più facile accesso alle Università.
Ci abbracciamo e gli facciamo i nostri migliori auguri, domani partiamo per Los Angeles.
Mario ci racconta che non è proprio andata come pensava, lavora nel settore delle ristrutturazioni immobiliari e negli ultimi anni la concorrenza degli asiatici è molto forte, loro fanno il lavoro a metà prezzo e la gente non capisce perché deve pagare un lavoro il doppio.
Lui vorrebbe anche tornare in Italia ma la compagna non ne vuole sapere, i figli studiano in America.
Gli chiedo come mai tanti asiatici nelle università, mi risponde che esiste una legge (Affirmative Action), una specie di discriminazione razziale “positiva” contro la popolazione bianca a favore di gruppi etnici minoritari che gli ha consentito un più facile accesso alle Università.
Ci abbracciamo e gli facciamo i nostri migliori auguri, domani partiamo per Los Angeles.
La Cabrillo HighWay
La Cabrillo Hwy è una strada panoramica che costeggiando il Pacifico porta da Monterey a Morro Bay, per imboccarla usciamo da San Francisco sulla 101 verso la Stanford University, la nostra prossima meta.
Oltre ad essere considerata una delle istituzioni più prestigiose al mondo la Stanford University è stata ed è un polo attrattivo e di sviluppo tecnologico per tutta l’area meridionale della San Francisco Bay.
Le zone residenziali attorno all’Università ospitano docenti e studenti e conferiscono a tutta l’area una certa eleganza, la stessa Università con tetti di tegole rosse e le murature di arenaria ha un “look” inconfondibile.
Impressionante è la vastità del campus, troviamo modo di parcheggiare la vettura e ci dirigiamo verso il “Quad”, il cuore e la parte più antica dell’Università, danneggiato dai terremoti del 1906 e del 1989, è ancora utilizzato per l’insegnamento e la ricerca.
Il “Quad” è composto da un ampio cortile circondato da 12 edifici collegati tutti da passaggi coperti dove ogni anno una classe di laurea seppellisce una capsula del tempo, il dodicesimo edificio è la Stanford Memorial Church, dove Steve Jobs tenne in suo famoso discorso di augurio ai laureandi.
Arriviamo fino alla libreria, c’è un sezione dedicata alla “fiction”, che non ti aspetteresti in un'Università, ma è proprio questa sezione che mi ha fatto capire come stimolare la libertà di pensiero e la fantasia siano la strada per le grandi idee.
Credo che se l’America è un grande paese lo è per le sue Università.
Riprendiamo la 101 per Monterey.
Famosa per i suoi festival musicali e per avere uno dei più bei campi da golf del mondo, Monterey è una cittadina di meno di 30.000 abitanti, sulla baia abbiamo il primo contatto con l’oceano, ma la nostra meta è la vicina Carmel.
Carmel è una piccola cittadina ricca di storia artistica, è stata la residenza di molti attori e scrittori che l’hanno eletta a loro rifugio, lo stesso Clint Eastwood è stato sindaco dal 1986 al 1988.
Arriviamo che è quasi sera, l’atmosfera è da film, siamo al Normandy Inn con i suoi caratteristici tetti.
La mattina seguente girovaghiamo tra le numerose vetrine addobbate per il Natale e le case con i curiosi tetti nordici.
La sera riusciamo a trovare due posti al Dametra Cafè, il proprietario gentilissimo ci offre un bicchiere di vino mentre aspettiamo il nostro tavolo. Ottima la cucina mediterranea, l’atmosfera è avvolgente.
Ultima notte a Carmel domani è la RSM di Katia e dobbiamo essere a Malibu.
Percorrere la Cabrillo Hwy è una delle piacevoli esperienze che si possono fare sulle strade californiane, viaggiare senza fretta, con la radio accesa ed ammirare il panorama.
Molti sono i punti panoramici dove fermarsi per uno scatto ma non potete mancare una sosta al Nepenthe Restaurant, oltre ad avere una vista eccezionale della costa potete anche gustarvi un’ottima carne.
Il locale venne aperto negli anni 50’ e la storia racconta che prima fosse lo chalet d’amore di Orson Welles e Rita Hayworth, anche se non ci hanno passato nemmeno una notte.
Prima di arrivare a Malibu ci fermiamo a Santa Barbara, come Santa Monica tutti questi paesi risentono fortemente delle loro origini spagnole, non solo nei loro nomi ma anche nei tratti della persone e addirittura nei piatti della cucina.
Malibù (alla spagnola) è famosa come meta turistica ma forse non tutti sanno che qui fu accesso il primo laser nel lontano 1960, presso il Hughes Research Laboratory, di proprietà del famoso magnate Howard Hughes.
La Cabrillo Hwy è una strada panoramica che costeggiando il Pacifico porta da Monterey a Morro Bay, per imboccarla usciamo da San Francisco sulla 101 verso la Stanford University, la nostra prossima meta.
Oltre ad essere considerata una delle istituzioni più prestigiose al mondo la Stanford University è stata ed è un polo attrattivo e di sviluppo tecnologico per tutta l’area meridionale della San Francisco Bay.
Le zone residenziali attorno all’Università ospitano docenti e studenti e conferiscono a tutta l’area una certa eleganza, la stessa Università con tetti di tegole rosse e le murature di arenaria ha un “look” inconfondibile.
Impressionante è la vastità del campus, troviamo modo di parcheggiare la vettura e ci dirigiamo verso il “Quad”, il cuore e la parte più antica dell’Università, danneggiato dai terremoti del 1906 e del 1989, è ancora utilizzato per l’insegnamento e la ricerca.
Il “Quad” è composto da un ampio cortile circondato da 12 edifici collegati tutti da passaggi coperti dove ogni anno una classe di laurea seppellisce una capsula del tempo, il dodicesimo edificio è la Stanford Memorial Church, dove Steve Jobs tenne in suo famoso discorso di augurio ai laureandi.
Arriviamo fino alla libreria, c’è un sezione dedicata alla “fiction”, che non ti aspetteresti in un'Università, ma è proprio questa sezione che mi ha fatto capire come stimolare la libertà di pensiero e la fantasia siano la strada per le grandi idee.
Credo che se l’America è un grande paese lo è per le sue Università.
Riprendiamo la 101 per Monterey.
Famosa per i suoi festival musicali e per avere uno dei più bei campi da golf del mondo, Monterey è una cittadina di meno di 30.000 abitanti, sulla baia abbiamo il primo contatto con l’oceano, ma la nostra meta è la vicina Carmel.
Carmel è una piccola cittadina ricca di storia artistica, è stata la residenza di molti attori e scrittori che l’hanno eletta a loro rifugio, lo stesso Clint Eastwood è stato sindaco dal 1986 al 1988.
Arriviamo che è quasi sera, l’atmosfera è da film, siamo al Normandy Inn con i suoi caratteristici tetti.
La mattina seguente girovaghiamo tra le numerose vetrine addobbate per il Natale e le case con i curiosi tetti nordici.
La sera riusciamo a trovare due posti al Dametra Cafè, il proprietario gentilissimo ci offre un bicchiere di vino mentre aspettiamo il nostro tavolo. Ottima la cucina mediterranea, l’atmosfera è avvolgente.
Ultima notte a Carmel domani è la RSM di Katia e dobbiamo essere a Malibu.
Percorrere la Cabrillo Hwy è una delle piacevoli esperienze che si possono fare sulle strade californiane, viaggiare senza fretta, con la radio accesa ed ammirare il panorama.
Molti sono i punti panoramici dove fermarsi per uno scatto ma non potete mancare una sosta al Nepenthe Restaurant, oltre ad avere una vista eccezionale della costa potete anche gustarvi un’ottima carne.
Il locale venne aperto negli anni 50’ e la storia racconta che prima fosse lo chalet d’amore di Orson Welles e Rita Hayworth, anche se non ci hanno passato nemmeno una notte.
Prima di arrivare a Malibu ci fermiamo a Santa Barbara, come Santa Monica tutti questi paesi risentono fortemente delle loro origini spagnole, non solo nei loro nomi ma anche nei tratti della persone e addirittura nei piatti della cucina.
Malibù (alla spagnola) è famosa come meta turistica ma forse non tutti sanno che qui fu accesso il primo laser nel lontano 1960, presso il Hughes Research Laboratory, di proprietà del famoso magnate Howard Hughes.
Los Angeles
Trascorsa la RSM ci portiamo verso Santa Monica, abbiamo già visitato Los Angeles e questa volta optiamo per pernottare vicino alla zona dell’aeroporto, dobbiamo riconsegnare la vettura e siamo più comodi per il volo verso New York.
La scelta cade sulla zona della Playa del Rey antistante la Ballona Wetlands Ecological Reserve, scendiamo al Inn at Playa del Rey, un angolo di Provenza, curato ed accogliente.
Vicino troviamo la Marina e una zona residenziale chiamata Venice, la Venezia di Los Angeles.
Venice è un quartiere che ebbe grande fama negli anni venti, un pauroso incendio la distrusse parzialmente e negli anni ottanta è iniziato il recupero diventando una zona residenziale molto ambita.
Nella spiaggia antistante fu fondata nell’estate del 1965 la Band The Doors da Jim Morrison e Ray Manzarek.
Los Angeles è in realtà divisa in diversi distretti, una volta comunità autonome che sono entrate a far parte della città, la stessa Malibù è parte della città.
Le cose “da vedere” sono tante e sparse su un territorio vasto, decidiamo di fare la cosa più turistica, anche perché abbiamo un solo giorno, due passi sulla Rodeo Drive e un giro per Hollywood.
Rodeo Drive è una famosa via di Beverly Hills dove si trovano le boutique delle firme del lusso italiano, devo dire che l’abbiamo trovata più morigerata rispetto ad una Bond Street a Londra, dove il lusso è opulento al limite del volgare. Los Angeles è comunque legata all’industria del cinema e dell’intrattenimento, due mete da visitare sono gli Universal Studios e Disneyland, avendole già visitate in precedenti viaggi passeggiamo per Hollywood Blvd., artisti di strada indossano i costumi dei protagonisti dei films di maggior successo, in cambio di qualche dollaro ci si può fotografare con il Batman di turno, il tutto è molto turistico ma anche divertente.
Lasciamo Los Angeles per la nostra ultima tappa New York.
L’aeroporto di Los Angeles è uno dei più trafficati del mondo, ma data l’intelligenza ed il pragmatismo con cui è stato progettato non si fanno code, questo è uno dei motivi per cui viaggiare negli States è non solo bello ma è anche comodo.
Trascorsa la RSM ci portiamo verso Santa Monica, abbiamo già visitato Los Angeles e questa volta optiamo per pernottare vicino alla zona dell’aeroporto, dobbiamo riconsegnare la vettura e siamo più comodi per il volo verso New York.
La scelta cade sulla zona della Playa del Rey antistante la Ballona Wetlands Ecological Reserve, scendiamo al Inn at Playa del Rey, un angolo di Provenza, curato ed accogliente.
Vicino troviamo la Marina e una zona residenziale chiamata Venice, la Venezia di Los Angeles.
Venice è un quartiere che ebbe grande fama negli anni venti, un pauroso incendio la distrusse parzialmente e negli anni ottanta è iniziato il recupero diventando una zona residenziale molto ambita.
Nella spiaggia antistante fu fondata nell’estate del 1965 la Band The Doors da Jim Morrison e Ray Manzarek.
Los Angeles è in realtà divisa in diversi distretti, una volta comunità autonome che sono entrate a far parte della città, la stessa Malibù è parte della città.
Le cose “da vedere” sono tante e sparse su un territorio vasto, decidiamo di fare la cosa più turistica, anche perché abbiamo un solo giorno, due passi sulla Rodeo Drive e un giro per Hollywood.
Rodeo Drive è una famosa via di Beverly Hills dove si trovano le boutique delle firme del lusso italiano, devo dire che l’abbiamo trovata più morigerata rispetto ad una Bond Street a Londra, dove il lusso è opulento al limite del volgare. Los Angeles è comunque legata all’industria del cinema e dell’intrattenimento, due mete da visitare sono gli Universal Studios e Disneyland, avendole già visitate in precedenti viaggi passeggiamo per Hollywood Blvd., artisti di strada indossano i costumi dei protagonisti dei films di maggior successo, in cambio di qualche dollaro ci si può fotografare con il Batman di turno, il tutto è molto turistico ma anche divertente.
Lasciamo Los Angeles per la nostra ultima tappa New York.
L’aeroporto di Los Angeles è uno dei più trafficati del mondo, ma data l’intelligenza ed il pragmatismo con cui è stato progettato non si fanno code, questo è uno dei motivi per cui viaggiare negli States è non solo bello ma è anche comodo.
New York
Dire che New York non piace sembra impossibile, ma personalmente non ci tornerò.
Prima di tutto è la sensazione che si prova, disagio. Disagio dato da un insieme di fattori, prima di tutto la gente, nemmeno a Hong Kong è così difficile camminare, e i cinesi sono tanti, secondo la sporcizia, ma questo vale anche in altre città, terzo la frenesia che è quasi paranoica, quarto un certo senso di insicurezza che si prova andando in metropolitana, è tra le più antiche ed estese del mondo e NY si può girare solo in metropolitana.
Detto questo NY è sempre NY, una delle metropoli più frenetiche e frizzanti del mondo , la città che non dorme mai.
Scendiamo al Casablanca Hotel, dietro a Time Square, un piccolo angolo di silenzio e con molto charme.
Disfatte le valigie decidiamo di andare in Time Square, è sera. Forse per il lavori in corso ma è letteralmente impossibile camminare, il rumore è assordante e gli enormi cartelloni pubblicitari fanno luce quasi a giorno. Un'impalcatura a gradini accoglie le decine di turisti che si fanno il selfie e contemplano la pubblicità.
La seguente mattina, dopo un'abbondante colazione ci mettiamo in marcia, non essendo amanti della folla decidiamo per Central Park. La giornata è uggiosa, ma il “foliage” rende il parco decisamente suggestivo.
Alla fine del parco una banda di ragazzi di colore esegue una performance con strumenti a percussione.
Riprendiamo la metro per portarci nella zona sud di Manhattan, meta Ground Zero.
Usciamo alla fermata di Trinity Place, una macchia gialla di alberi illuminati dalle lampadine danno un tocco natalizio alla piazza. Ci dirigiamo verso l’area, le due particolari fontane commemorative sono monumenti funebri, i 2752 nomi sono incisi lungo il perimetro su placche di bronzo, di notevole impatto emotivo.
Come sempre non scatto ai monumenti funebri e ci incamminiamo per andare fino in fondo all’isola e attraversare il ponte che più evoca questa città e che per le persone della mia età è legato ad una pubblicità che vedevamo da piccoli, Brooklyn “la gomma del ponte”.
Ripassiamo il ponte per portarci verso la zona di Wall Street, il palazzo della Stock Exchange di NY è ovviamente completamente transennato e quindi si rimane davanti a guardare questo edificio che sembra calato da un set cinematografico dell’Antica Roma in una città del futuro, comunque dell’Antica Roma ha solo la facciata.
La sera proviamo una delle steakhouse per cui NYC è famosa, nella nostra zona troviamo la West Side SteakHouse, al 597 della 10th Avenue, ci torneremo la sera seguente.
Oggi è l’ultimo giorno, lo dedichiamo ad una passeggiata per la Little Italy di Manhattan, più piccola del più popoloso quartiere italiano di Bensonhurst a Brooklyn, si trova vicino a Chinatown, è l’occasione per un buon caffè.
Come sempre un viaggio negli States è un'esperienza che lascia due cose, bei ricordi e la voglia di tornare. Speriamo che la prossima RSM sia in Alaska.
Dire che New York non piace sembra impossibile, ma personalmente non ci tornerò.
Prima di tutto è la sensazione che si prova, disagio. Disagio dato da un insieme di fattori, prima di tutto la gente, nemmeno a Hong Kong è così difficile camminare, e i cinesi sono tanti, secondo la sporcizia, ma questo vale anche in altre città, terzo la frenesia che è quasi paranoica, quarto un certo senso di insicurezza che si prova andando in metropolitana, è tra le più antiche ed estese del mondo e NY si può girare solo in metropolitana.
Detto questo NY è sempre NY, una delle metropoli più frenetiche e frizzanti del mondo , la città che non dorme mai.
Scendiamo al Casablanca Hotel, dietro a Time Square, un piccolo angolo di silenzio e con molto charme.
Disfatte le valigie decidiamo di andare in Time Square, è sera. Forse per il lavori in corso ma è letteralmente impossibile camminare, il rumore è assordante e gli enormi cartelloni pubblicitari fanno luce quasi a giorno. Un'impalcatura a gradini accoglie le decine di turisti che si fanno il selfie e contemplano la pubblicità.
La seguente mattina, dopo un'abbondante colazione ci mettiamo in marcia, non essendo amanti della folla decidiamo per Central Park. La giornata è uggiosa, ma il “foliage” rende il parco decisamente suggestivo.
Alla fine del parco una banda di ragazzi di colore esegue una performance con strumenti a percussione.
Riprendiamo la metro per portarci nella zona sud di Manhattan, meta Ground Zero.
Usciamo alla fermata di Trinity Place, una macchia gialla di alberi illuminati dalle lampadine danno un tocco natalizio alla piazza. Ci dirigiamo verso l’area, le due particolari fontane commemorative sono monumenti funebri, i 2752 nomi sono incisi lungo il perimetro su placche di bronzo, di notevole impatto emotivo.
Come sempre non scatto ai monumenti funebri e ci incamminiamo per andare fino in fondo all’isola e attraversare il ponte che più evoca questa città e che per le persone della mia età è legato ad una pubblicità che vedevamo da piccoli, Brooklyn “la gomma del ponte”.
Ripassiamo il ponte per portarci verso la zona di Wall Street, il palazzo della Stock Exchange di NY è ovviamente completamente transennato e quindi si rimane davanti a guardare questo edificio che sembra calato da un set cinematografico dell’Antica Roma in una città del futuro, comunque dell’Antica Roma ha solo la facciata.
La sera proviamo una delle steakhouse per cui NYC è famosa, nella nostra zona troviamo la West Side SteakHouse, al 597 della 10th Avenue, ci torneremo la sera seguente.
Oggi è l’ultimo giorno, lo dedichiamo ad una passeggiata per la Little Italy di Manhattan, più piccola del più popoloso quartiere italiano di Bensonhurst a Brooklyn, si trova vicino a Chinatown, è l’occasione per un buon caffè.
Come sempre un viaggio negli States è un'esperienza che lascia due cose, bei ricordi e la voglia di tornare. Speriamo che la prossima RSM sia in Alaska.