Namibia 2014 |
Racconto di viaggio di Katia e Maurice |
La Namibia è stato il primo paese a citare esplicitamente la protezione dell'ambiente naturale nella propria costituzione, basti questo per definire la bellezza di questo paese e dei suoi nativi.
Come sempre Katia è una organizzatrice superba, nel caso della Namibia abbiamo così evitato la truffa delle varie agenzie di viaggio che consiste nel darti conferma della prenotazione all’ultimo momento, con la scusa che siamo in Africa, in modo da poterti rifilare l’hotel più conveniente per loro.
In realtà la Namibia oltre ad essere un paese meraviglioso è anche sicuro e ben organizzato.
Il percorso è quello classico che può essere fatto in senso orario o antiorario a seconda dei gusti e prevede : arrivo nella capitale Windhoek, prima tappa l’Etosha National Park, attraversare la regione del Darmaland per arrivare all'Oceano Atlantico lungo la Skeleton Coast, inoltrarsi fino alla regione del Sossusvlei nel National Namib-Naukluft Park per poi tornare a Windhoek.
Non ci siamo spinti a nord dell’Etosha Park fino al confine con l’Angola per vedere le Epupa Falls per una questione di tempo. Il periodo migliore è la primavera che coincide con i nostri mesi autunnali.
Obbligo è l’uso di un fuoristrada con a bordo una tanica di riserva.
Etosha Park
La prima tappa è il Mushara Lodge, vicino all’ingresso dell’Etosha National Park.
Ci sono due modi per visitare il parco, che data la sua estensione richiede più di un giorno.
Una è pernottare all’interno del parco, che come molti ha un orario di apertura e chiusura, le strutture all’interno sono gestite dal governo e l’altra è farsi qualche chilometro in più al giorno e poter soggiornare negli splendidi lodge che si trovano fuori dal parco.
Usciamo da Windhoek in direzione nord, lunga la strada numerose piazzole per una breve sosta, ordinate ed ben mantenute. Su qualche palo della luce sembra abbiano messo un covone di fieno, scopriremo che sono i nidi degli uccelli tessitori. Procediamo a bassa velocità per poterci gustare questi primi panorami Africani. Arriviamo al lodge che è ormai sera, ci accolgono con una cena sotto le stelle intorno ad un grande falò.
Puntuali all’apertura del gate entriamo nel parco, dopo pochi chilometri uno pacifico elefante ci dà il benvenuto sbucando dal folto degli alberi, proseguiamo fino agli uffici dove pagare la fee di ingresso e acquistare le carte.
I percorsi sono tutti ben segnati, tenendoci l’Etosha Pan alla nostra destra iniziamo.
Uno splendido rinoceronte bianco è la nostra prima preda fotografica, non sembra gradire troppo la presenza dei numerosi veicoli e parte a testa bassa, il veicolo preso di mira prudentemente si allontana.
Ora capisco perché gli italiani a Windhoek ci parlavano di freddo e polvere, nei “viaggi organizzati” spesso i veicoli sono aperti e il malcapitato indossa una specie di grossa tunica da dove spunta solo la testa.
Il freddo c’è solo la mattina presto ma la polvere è tanta e per tutto il giorno.
Consiglio per gli amanti della fotografia : sacchetto di fagioli appoggiato al finestrino, è comunque vietato scendere dalla macchina.
Proseguiamo, l’attraversamento di un folto branco di antilopi e zebre si protrae per diversi muniti, questi simpatici animali non sono per nulla impauriti o infastiditi dalla nostra presenza.
La vista degli animali nel loro habitat naturale è una sensazione particolare, la calma dei loro movimenti è l’aspetto che più ci colpisce, la stessa vista di questi spazi infiniti infonde una calma particolare diversa da quella che abbiamo provato in altri luoghi altrettanto vasti. Forse il mal d’Africa esiste, lo scoprirò al mio ritorno a casa.
La giornata sta per terminare dobbiamo prendere la via del ritorno ma un'ultima pozza un po’ fuori percorso ci regala l’inaspettata sorpresa, un intero branco di elefanti al bagno, la nostra giornata non poteva finire meglio.
Come sempre Katia è una organizzatrice superba, nel caso della Namibia abbiamo così evitato la truffa delle varie agenzie di viaggio che consiste nel darti conferma della prenotazione all’ultimo momento, con la scusa che siamo in Africa, in modo da poterti rifilare l’hotel più conveniente per loro.
In realtà la Namibia oltre ad essere un paese meraviglioso è anche sicuro e ben organizzato.
Il percorso è quello classico che può essere fatto in senso orario o antiorario a seconda dei gusti e prevede : arrivo nella capitale Windhoek, prima tappa l’Etosha National Park, attraversare la regione del Darmaland per arrivare all'Oceano Atlantico lungo la Skeleton Coast, inoltrarsi fino alla regione del Sossusvlei nel National Namib-Naukluft Park per poi tornare a Windhoek.
Non ci siamo spinti a nord dell’Etosha Park fino al confine con l’Angola per vedere le Epupa Falls per una questione di tempo. Il periodo migliore è la primavera che coincide con i nostri mesi autunnali.
Obbligo è l’uso di un fuoristrada con a bordo una tanica di riserva.
Etosha Park
La prima tappa è il Mushara Lodge, vicino all’ingresso dell’Etosha National Park.
Ci sono due modi per visitare il parco, che data la sua estensione richiede più di un giorno.
Una è pernottare all’interno del parco, che come molti ha un orario di apertura e chiusura, le strutture all’interno sono gestite dal governo e l’altra è farsi qualche chilometro in più al giorno e poter soggiornare negli splendidi lodge che si trovano fuori dal parco.
Usciamo da Windhoek in direzione nord, lunga la strada numerose piazzole per una breve sosta, ordinate ed ben mantenute. Su qualche palo della luce sembra abbiano messo un covone di fieno, scopriremo che sono i nidi degli uccelli tessitori. Procediamo a bassa velocità per poterci gustare questi primi panorami Africani. Arriviamo al lodge che è ormai sera, ci accolgono con una cena sotto le stelle intorno ad un grande falò.
Puntuali all’apertura del gate entriamo nel parco, dopo pochi chilometri uno pacifico elefante ci dà il benvenuto sbucando dal folto degli alberi, proseguiamo fino agli uffici dove pagare la fee di ingresso e acquistare le carte.
I percorsi sono tutti ben segnati, tenendoci l’Etosha Pan alla nostra destra iniziamo.
Uno splendido rinoceronte bianco è la nostra prima preda fotografica, non sembra gradire troppo la presenza dei numerosi veicoli e parte a testa bassa, il veicolo preso di mira prudentemente si allontana.
Ora capisco perché gli italiani a Windhoek ci parlavano di freddo e polvere, nei “viaggi organizzati” spesso i veicoli sono aperti e il malcapitato indossa una specie di grossa tunica da dove spunta solo la testa.
Il freddo c’è solo la mattina presto ma la polvere è tanta e per tutto il giorno.
Consiglio per gli amanti della fotografia : sacchetto di fagioli appoggiato al finestrino, è comunque vietato scendere dalla macchina.
Proseguiamo, l’attraversamento di un folto branco di antilopi e zebre si protrae per diversi muniti, questi simpatici animali non sono per nulla impauriti o infastiditi dalla nostra presenza.
La vista degli animali nel loro habitat naturale è una sensazione particolare, la calma dei loro movimenti è l’aspetto che più ci colpisce, la stessa vista di questi spazi infiniti infonde una calma particolare diversa da quella che abbiamo provato in altri luoghi altrettanto vasti. Forse il mal d’Africa esiste, lo scoprirò al mio ritorno a casa.
La giornata sta per terminare dobbiamo prendere la via del ritorno ma un'ultima pozza un po’ fuori percorso ci regala l’inaspettata sorpresa, un intero branco di elefanti al bagno, la nostra giornata non poteva finire meglio.
Damaraland
La nostra successiva tappa è all’interno della regione del Damaraland, il Twyfelfontein Lodge, sono quasi 500 km di solo sterrato. Il paesaggio muta in continuazione, il giallo oro dell’erba ormai seccata dal sole e il verde degli alberi e dei grossi arbusti fa da base alle rossastre rocce che caratterizzano questa regione.
Baffi bianchi in lontananza indicano il sopraggiungere di un veicolo o delle enormi ruspe usate per la manutenzione degli sterrati. Non superiamo mai i 90 Km orari, è una buona regola per non bucare una gomma. Incredibilmente in mezzo al nulla due case ed una insegna “craft market”, scendo per uno scatto e senza perdere un istante due bimbi si lanciano correndo verso di noi, la piccola mi propone orgogliosa una collana. Non compriamo nulla perché non abbiamo spazio nelle valigie ma qualche spicciolo di ricompensa per gli scatti, in lontananza la madre osserva attenta, ci sorride. E’ sera quando arriviamo al Twyfelfontein Lodge, nascosto tra enormi massi rossastri, ci accolgono con la consueta cortesia.
La nostra successiva tappa è all’interno della regione del Damaraland, il Twyfelfontein Lodge, sono quasi 500 km di solo sterrato. Il paesaggio muta in continuazione, il giallo oro dell’erba ormai seccata dal sole e il verde degli alberi e dei grossi arbusti fa da base alle rossastre rocce che caratterizzano questa regione.
Baffi bianchi in lontananza indicano il sopraggiungere di un veicolo o delle enormi ruspe usate per la manutenzione degli sterrati. Non superiamo mai i 90 Km orari, è una buona regola per non bucare una gomma. Incredibilmente in mezzo al nulla due case ed una insegna “craft market”, scendo per uno scatto e senza perdere un istante due bimbi si lanciano correndo verso di noi, la piccola mi propone orgogliosa una collana. Non compriamo nulla perché non abbiamo spazio nelle valigie ma qualche spicciolo di ricompensa per gli scatti, in lontananza la madre osserva attenta, ci sorride. E’ sera quando arriviamo al Twyfelfontein Lodge, nascosto tra enormi massi rossastri, ci accolgono con la consueta cortesia.
Skeleton Desert
Dobbiamo andare verso l’oceano per arrivare a Swakopmund, lo facciamo attraversando la Skeleton Coast. Il nome deriva dal fatto che la costa è un cimitero di numerosissimi relitti delle navi arenatesi nei banchi di sabbia che si estendono anche a notevole distanza dalla costa. Inoltre la corrente fredda del Benguela incontrando la più calda continentale provoca intense nebbie. La parte interna è totalmente desertica con una colorazione superficiale della sabbia nerastra che contribuisce a darle un aspetto un po’ sinistro.
All’ingresso del deserto ci registriamo, targa e orario di ingresso, all’uscita faremo altrettanto.
Sono 300 Km spettacolari durante i quali non incontriamo anima viva. Arriviamo con i fumi della benzina, ma abbiamo la tanica di scorta.
Dobbiamo andare verso l’oceano per arrivare a Swakopmund, lo facciamo attraversando la Skeleton Coast. Il nome deriva dal fatto che la costa è un cimitero di numerosissimi relitti delle navi arenatesi nei banchi di sabbia che si estendono anche a notevole distanza dalla costa. Inoltre la corrente fredda del Benguela incontrando la più calda continentale provoca intense nebbie. La parte interna è totalmente desertica con una colorazione superficiale della sabbia nerastra che contribuisce a darle un aspetto un po’ sinistro.
All’ingresso del deserto ci registriamo, targa e orario di ingresso, all’uscita faremo altrettanto.
Sono 300 Km spettacolari durante i quali non incontriamo anima viva. Arriviamo con i fumi della benzina, ma abbiamo la tanica di scorta.
Walvis Bay
A 30 km a sud di Swakopmund si trova Walvis Bay con le sue saline ma soprattutto con la laguna denominata Sandwich Harbour. E’ una spettacolare lingua di sabbia dove le dune incontrano il mare.
Chiediamo chiarimenti alla simpatica proprietaria della guesthouse, il problema è tornare prima che arrivi l’alta marea altrimenti può essere poco divertente. Ci facciamo dare le tabelle delle maree la massima è di circa 1.7 metri, possono essere tanti su una lingua di sabbia, partiamo.
All’ingresso della baia una colonia di fenicotteri merita una sosta per qualche scatto.
Ci inoltriamo nella baia, il mare già lambisce la pista di sabbia, e siamo con la bassa marea, sono leggermente preoccupato.
Grosse tubazioni percorrono lateralmente la pista, credo servano per drenare o immettere l’acqua dalle vasche saline. Stiamo quasi per rinunciare quando arriviamo ad una sbarra con relativa postazione di controllo, esce un sorridente “responsabile” della postazione. Mentre ci spiega cosa fare e cosa non fare ho una idea e gli dico : ma non ti andrebbe di venire con noi per farci da guida ? Concordiamo per 500 $ (namibiani !), chiude la postazione e sale a bordo. Credo sia stata una delle giornate più emozionanti del viaggio, la guida sulle dune del Sandwich Harbour è un'esperienza che non si dimentica.
E’ sera quando riaccompagniamo il nostro amico guida alla sua postazione, gli ho detto che domani sarà il giorno del mio compleanno, mi dice di aspettare un attimo e ritorna con un porta chiavi con la bandiera della Namibia, è ancora attaccato al nostro zaino da viaggio, credo ci rimarrà a lungo.
La sera festeggiamo la RSM al ristorante The Tug nella Jetty area. Come riporta il sito : “A visit to Namibia is simply not complete without the dining experience at The Tug restaurant in Swakopmund”, ma il vero piatto irrinunciabile sono le ostriche, in tutta la costa sono squisite.
A 30 km a sud di Swakopmund si trova Walvis Bay con le sue saline ma soprattutto con la laguna denominata Sandwich Harbour. E’ una spettacolare lingua di sabbia dove le dune incontrano il mare.
Chiediamo chiarimenti alla simpatica proprietaria della guesthouse, il problema è tornare prima che arrivi l’alta marea altrimenti può essere poco divertente. Ci facciamo dare le tabelle delle maree la massima è di circa 1.7 metri, possono essere tanti su una lingua di sabbia, partiamo.
All’ingresso della baia una colonia di fenicotteri merita una sosta per qualche scatto.
Ci inoltriamo nella baia, il mare già lambisce la pista di sabbia, e siamo con la bassa marea, sono leggermente preoccupato.
Grosse tubazioni percorrono lateralmente la pista, credo servano per drenare o immettere l’acqua dalle vasche saline. Stiamo quasi per rinunciare quando arriviamo ad una sbarra con relativa postazione di controllo, esce un sorridente “responsabile” della postazione. Mentre ci spiega cosa fare e cosa non fare ho una idea e gli dico : ma non ti andrebbe di venire con noi per farci da guida ? Concordiamo per 500 $ (namibiani !), chiude la postazione e sale a bordo. Credo sia stata una delle giornate più emozionanti del viaggio, la guida sulle dune del Sandwich Harbour è un'esperienza che non si dimentica.
E’ sera quando riaccompagniamo il nostro amico guida alla sua postazione, gli ho detto che domani sarà il giorno del mio compleanno, mi dice di aspettare un attimo e ritorna con un porta chiavi con la bandiera della Namibia, è ancora attaccato al nostro zaino da viaggio, credo ci rimarrà a lungo.
La sera festeggiamo la RSM al ristorante The Tug nella Jetty area. Come riporta il sito : “A visit to Namibia is simply not complete without the dining experience at The Tug restaurant in Swakopmund”, ma il vero piatto irrinunciabile sono le ostriche, in tutta la costa sono squisite.
Sossusvlei
Dobbiamo raggiungere la nostra meta finale, Sossusvlei nel deserto del Namib-Naukluft Park. Lungo la pista non può mancare una sosta a “Solitare”, un simpatico e variopinto punto di ristoro. La nostra sistemazione è al Hoodia Desert Lodge, realizzato da un attento tedesco con il gusto per l’italian style. Arriviamo in tarda serata, il tramonto è come nei racconti, ma questa volta lo posso vedere.
L’indomani non può mancare una visita fino alla Dune 45, forse la duna più fotografata, ma tutta l’area del Sossusvlei è un po’ magica, forse la strada asfaltata (realizzata all’inizio del 2000) toglie un pizzico a questa magia ma l’attenzione dei Namibiani alla conservazione del loro ambiente fa della Namibia una meta d’obbligo per capire e apprezzare questo continente immenso che è l’Africa.
Dobbiamo raggiungere la nostra meta finale, Sossusvlei nel deserto del Namib-Naukluft Park. Lungo la pista non può mancare una sosta a “Solitare”, un simpatico e variopinto punto di ristoro. La nostra sistemazione è al Hoodia Desert Lodge, realizzato da un attento tedesco con il gusto per l’italian style. Arriviamo in tarda serata, il tramonto è come nei racconti, ma questa volta lo posso vedere.
L’indomani non può mancare una visita fino alla Dune 45, forse la duna più fotografata, ma tutta l’area del Sossusvlei è un po’ magica, forse la strada asfaltata (realizzata all’inizio del 2000) toglie un pizzico a questa magia ma l’attenzione dei Namibiani alla conservazione del loro ambiente fa della Namibia una meta d’obbligo per capire e apprezzare questo continente immenso che è l’Africa.