Nepal 2012 |
Racconto di viaggio di Katia |

Ricordo ancora l’espressione di mia zia quando mi chiese stupita se era vero che sarei partita all’indomani del funerale di mia madre e dove ero diretta. La guardai e le risposi sì domani parto per Kathmandu e in quel preciso momento ricordo di aver provato un grande senso di solitudine al pensiero che da lì a poco sarei stata migliaia di miglia distante dai i miei affetti più cari. Non pensavo di certo a mia zia ma al mio compagno che era rimasto a casa con i nostri due meravigliosi cani. Eppure dentro di me sentivo che quel viaggio lo dovevo fare per me stessa, per il mio futuro, anche se in quel momento facevo fatica ad intravederlo.
Mi è capitato diverse volte di consigliare e sostenere psicologicamente persone che in prossimità della partenza si sono trovate a vivere situazioni estremamente delicate a livello familiare e non è facile prendere la decisione di partire e mettersi tutto alle spalle. Il mio consiglio è quello di sforzarsi di pensare che nessuno di noi sia insostituibile e che la vita va avanti anche senza di noi. Se non siamo in grado di prenderci cura di noi stessi come possiamo pretendere di essere di aiuto alle persone che amiamo?
Arrivai quella sera a Kathmandu stanchissima dopo uno scalo di parecchie ore a Doha trascorso a fissare il terminal delle partenze aspettando impaziente che chiamassero il nostro boarding. Fortunatamente il volo si rivelò migliore del previsto, la Qatar è un’ottima compagnia aerea e la consiglio vivamente insieme alla Emirates se siete diretti ad est. Presi un taxi e arrivai all’albergo che avevo scelto nella zona turistica di Thamel, il Courtyard Hotel. All’ingresso dell’hotel mi accolse Pujan salutandomi a mani giunte, ricordo ancora il dolce suono della parola Namastè, lessi dopo che quello è il saluto originario del Nepal e che deriva dal sanscrito e significa “mi inchino a te”. Mi accompagnò nella sala lettura offrendomi un bicchiere di vino e introducendomi agli altri ospiti dell’hotel che già un po’ si conoscevano e si stavano scambiando impressioni e raccontando i particolari della giornata. Alcuni di loro sarebbero partiti il giorno seguente e Pujan aveva organizzato una cena tipica nel ristorante di suo cugino invitando tutti e quindi anche me. Cercai di defilarmi dicendo che ero stanca per via del viaggio ma era come se avessero capito che c’era dell’altro e che la mia non era solo stanchezza. Mi abbracciarono quando raccontai quello che era successo e mi coccolarono tutta la sera, ne avevo un gran bisogno e devo dire che mai avrei immaginato che così distante dal mio mondo avrei incontrato un’accoglienza così affettuosa e premurosa.
Mi è capitato diverse volte di consigliare e sostenere psicologicamente persone che in prossimità della partenza si sono trovate a vivere situazioni estremamente delicate a livello familiare e non è facile prendere la decisione di partire e mettersi tutto alle spalle. Il mio consiglio è quello di sforzarsi di pensare che nessuno di noi sia insostituibile e che la vita va avanti anche senza di noi. Se non siamo in grado di prenderci cura di noi stessi come possiamo pretendere di essere di aiuto alle persone che amiamo?
Arrivai quella sera a Kathmandu stanchissima dopo uno scalo di parecchie ore a Doha trascorso a fissare il terminal delle partenze aspettando impaziente che chiamassero il nostro boarding. Fortunatamente il volo si rivelò migliore del previsto, la Qatar è un’ottima compagnia aerea e la consiglio vivamente insieme alla Emirates se siete diretti ad est. Presi un taxi e arrivai all’albergo che avevo scelto nella zona turistica di Thamel, il Courtyard Hotel. All’ingresso dell’hotel mi accolse Pujan salutandomi a mani giunte, ricordo ancora il dolce suono della parola Namastè, lessi dopo che quello è il saluto originario del Nepal e che deriva dal sanscrito e significa “mi inchino a te”. Mi accompagnò nella sala lettura offrendomi un bicchiere di vino e introducendomi agli altri ospiti dell’hotel che già un po’ si conoscevano e si stavano scambiando impressioni e raccontando i particolari della giornata. Alcuni di loro sarebbero partiti il giorno seguente e Pujan aveva organizzato una cena tipica nel ristorante di suo cugino invitando tutti e quindi anche me. Cercai di defilarmi dicendo che ero stanca per via del viaggio ma era come se avessero capito che c’era dell’altro e che la mia non era solo stanchezza. Mi abbracciarono quando raccontai quello che era successo e mi coccolarono tutta la sera, ne avevo un gran bisogno e devo dire che mai avrei immaginato che così distante dal mio mondo avrei incontrato un’accoglienza così affettuosa e premurosa.
La mattina seguente avevo il volo fissato per Pokhara, una località turistica che si affaccia su lago Phewa, era lì che dovevo trascorrere il mio return solare. Salutai chi era in partenza, Pjian e sua moglie Michelle li avrei rivisti due giorni dopo, avevo previsto di trascorrere almeno una giornata a Kathmandu. Ricordo che era una splendida giornata di sole e il volo per Pokhara fu una bellissima esperienza. E’ circa una mezzoretta di volo e se avete la fortuna di trovare come me una giornata limpida potete ammirare le imponenti montagne dell’Himalaya come sospese sulle nuvole. La compagnia che opera il volo è la Buddha Air.
L’hotel che avevo scelto a Pokhara il Sampada Inn non è per chi ha molte pretese ma è confortevole, pulito ed è provvisto di wifi. Uno fra i tanti aspetti positivi del Nepal è che si spende veramente poco per dormire e mangiare e si mangia anche discretamente bene, almeno per chi come me ama la cucina indiana. |

Pokhara è un paradiso per chi ama il trekking, è il punto di partenza e di arrivo di numerosi percorsi, dalle arrampicate più impegnative alle piacevoli passeggiate in collina o lungo le rive del lago. L’atmosfera che si respira è quella di una località di montagna con la differenza che la temperatura è calda, ma non troppo, direi giusta. La via principale è un susseguirsi di locali, ristoranti e negozi. I turisti di ritorno dalle loro passeggiate oziano seduti nei bar all’aperto sorseggiando una birra fresca o una cioccolata calda. Sarà la vicinanza del lago o forse l’essere circondati dalle montagne ma è un luogo incredibilmente rilassante e rigenerante.
Avevo una giornata a disposizione e volendola sfruttare al meglio decisi di prendermi una guida tutta per me, ricordo che trovai il prezzo estremamente modesto. Sarebbe venuto a prendermi all’hotel il giorno seguente poco prima delle 5 del mattino per portarmi a Sarangkot punto panoramico da dove vedere sorgere il sole sulle vette himalayane. E’ stata un’emozione incredibile vedere sorgere il Sole sul tetto del mondo, lassù sembra anche più grande e più vicino. Dopo una calda tazza di caffè mi portò al tempio della Pagoda della Pace sulla collina che domina Pokhara. Lassù c’è una vista meravigliosa e una pace immensa. Il tragitto per arrivarci è molto piacevole, attraversa alcuni villaggi dove il tempo sembra essersi fermato.
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Trascorsi il resto della giornata passeggiando lungo le rive del lago e comprando dell’ottimo cashmere pashmina ad un prezzo ridicolo rispetto ai nostri parametri europei. Scambiai due chiacchiere con una turista australiana che avrebbe svaligiato il negozio intero se avesse avuto una carta di credito infinito. Mi disse che in Australia il cashmere è un lusso che si possono permettere in pochi dato il costo elevatissimo.
Il tragitto di ritorno verso Kathmandu decisi di farlo in autobus, sono più o meno 6 ore di tornanti con strapiombi da brivido e panorami mozzafiato. Ma se devo essere sincera ho visto poco. Dopo circa un’ora dalla partenza mi sono addormentata e con me la giapponese mia vicina di posto, ci siano sorrette vicendevolmente la testa più o meno fino a Kathmandu. Non so perché ma il bus così come il treno mi portano un sonno incredibile.
Pjian e Michelle mi accolsero con un sorriso e un benvenuto così familiare che mi sembrava di conoscerli da una vita. Mi prenotarono una guida per il giorno seguente, pianificandomi un itinerario con diverse escursioni. Partimmo presto la mattina dopo un’ottima colazione. La prima sosta fu alla piazza principale di Kathmandu, Durbar Square che merita assolutamente una visita per la sua bellezza e per apprezzare l’architettura induista dei templi, santuari e palazzi che ospita. |
La sosta successiva Bhaktapur è una città medioevale meravigliosamente conservata e dal fascino antico, dista circa mezz’ora di automobile da Kathmandu ed è a detta di molti una delle città più belle del Nepal oltre che patrimonio dell’umanità dell’Unesco. A Bhaktapur il tempo si è fermato. Non bisogna avere fretta, il consiglio è di perdersi tra i vicoletti stretti e fermarsi di tanto in tanto per apprezzare la bellezza del posto, osservare le persone e la vita di tutti i giorni che scorre. |

Altro patrimonio dell’umanità è lo stupa di Boudhanath, il più grande stupa di tutta l’Asia circondato da una piazza circolare piena di negozi che va assolutamente percorsa in senso orario perché sia di buon augurio. E’ un luogo dove si respira un’atmosfera di pace e spiritualità e dove i monaci buddisti tibetani vengono a pregare e a recitare il mantra. Io e la mia guida ce lo siamo goduto dalla terrazza di un ottimo ristorante gustando uno squisito curry chiacchierando piacevolmente di astrologia, della sua carta del cielo mentre mi confidava il suo sogno di vincere alla lotteria per raggiungere suo fratello negli States e cominciare una nuova vita.

Trascorsi il resto della giornata e la mattina seguente camminando senza una meta precisa nelle strettissime stradine del quartiere di Thamel tra alberghi, ristoranti, negozi e bazar dove il profumo di incenso si mescola a quello delle spezie e il mantra Om Mani Padme Hum risuona per le vie; lo si recita per ottenere la liberazione dalle sofferenze e ritrovare la pace ed il benessere interiore. In fondo non c’era posto migliore di quello dove avrei voluto essere in quel momento particolare della mia vita. Ed è un luogo dove sicuramente ritornerò ma questa volta non da sola.