Isole Faroe 2021 |
Racconto di viaggio di Katia e Maurice |
L’ultimo resoconto di viaggio è stato il 2019 a Marrakech poi è arrivato il covid.
Il realtà abbiamo continuato a fare le nostre rivoluzioni, non bisogna mai saltarle, siamo stati in Brasile quando il Brasile era in piena pandemia, Katia è andata alle isole Barbados.
Sono stati viaggi un po’ surreali, aeroporti vuoti, cene in camera, poca voglia di fare fotografie.
Non che adesso le cose siano migliori ma il 2020 è stato da panico.
Ora ci siamo abituati, questo è forse il dramma, ma in compenso ci siamo organizzati.
La RSM di Katia nel 2021 è alle isole Faroe.
Il realtà abbiamo continuato a fare le nostre rivoluzioni, non bisogna mai saltarle, siamo stati in Brasile quando il Brasile era in piena pandemia, Katia è andata alle isole Barbados.
Sono stati viaggi un po’ surreali, aeroporti vuoti, cene in camera, poca voglia di fare fotografie.
Non che adesso le cose siano migliori ma il 2020 è stato da panico.
Ora ci siamo abituati, questo è forse il dramma, ma in compenso ci siamo organizzati.
La RSM di Katia nel 2021 è alle isole Faroe.
Le isole Faroe fanno parte della categoria “posti dimenticati da Dio” o se preferite “in culo al mondo”.
Questo fa delle Faroe un luogo con un suo fascino e sicuramente dove la natura è magica.
Sono 18 isole che formano un arcipelago tra la Scozia e l’Islanda, dove piove per più di 200 giorni all’anno la terra tocca le nuvole e il vento non cessa mai di spingere.
Ed è il vento che ci accoglie all’atterraggio, è un’autentica emozione e di atterraggi ne abbiamo fatti, ma questo è spettacolare. Si entra nel fiordo Sorvagfiorour dove il vento frulla l’aereo poi di colpo cessa e il pilota a quel punto butta giù letteralmente l’aereo e si attacca ai freni.
Questo fa delle Faroe un luogo con un suo fascino e sicuramente dove la natura è magica.
Sono 18 isole che formano un arcipelago tra la Scozia e l’Islanda, dove piove per più di 200 giorni all’anno la terra tocca le nuvole e il vento non cessa mai di spingere.
Ed è il vento che ci accoglie all’atterraggio, è un’autentica emozione e di atterraggi ne abbiamo fatti, ma questo è spettacolare. Si entra nel fiordo Sorvagfiorour dove il vento frulla l’aereo poi di colpo cessa e il pilota a quel punto butta giù letteralmente l’aereo e si attacca ai freni.
L’Aeroporto si trova sull’isola di Vagar mentre la capitale, Torshavn sulla più grande isola Streymoy, dove ci dirigiamo dopo aver ritirato la vettura.
Il sistema stradale è ottimo e la maggior parte delle isole è collegata da tunnel sottomarini.
Il programma prevede di fermarci solo per due notti, siamo in Novembre, non è il mese migliore per visitare le Faore, speriamo di avere almeno una giornata buona.
Fra le curiosità di queste isole sicuramente c’è la lingua, ma la lingua faroese di derivazione norrena (la lingua dei Vichinghi) oltre a essere incomprensibile per i più ha la caratteristica di non essere stata inclusa in Google Translate e questo ha molto amareggiato i Faroesi.
Per risolvere il problema si sono inventati un servizio di traduzione online Faroe Islands Translate dove digitando una frase un volontario faroese la tradurrà e caricherà un video. Potete trovare già molte frasi tradotte. Questo vi consentirà di immergervi meglio nella loro cultura.
Il sistema stradale è ottimo e la maggior parte delle isole è collegata da tunnel sottomarini.
Il programma prevede di fermarci solo per due notti, siamo in Novembre, non è il mese migliore per visitare le Faore, speriamo di avere almeno una giornata buona.
Fra le curiosità di queste isole sicuramente c’è la lingua, ma la lingua faroese di derivazione norrena (la lingua dei Vichinghi) oltre a essere incomprensibile per i più ha la caratteristica di non essere stata inclusa in Google Translate e questo ha molto amareggiato i Faroesi.
Per risolvere il problema si sono inventati un servizio di traduzione online Faroe Islands Translate dove digitando una frase un volontario faroese la tradurrà e caricherà un video. Potete trovare già molte frasi tradotte. Questo vi consentirà di immergervi meglio nella loro cultura.
Il giorno seguente siamo fortunati, non piove, la prima meta è Mulafossur, la cascata simbolo delle Faroe.
Per arrivare al punto per lo scatto fotografico ci imbattiamo nelle simpatiche pecore delle Faroe.
Le pecore delle Faroe sono famose perché sono quasi il doppio della popolazione, non essendoci predatori naturali vivono all’aperto tutto l’anno in piccoli gruppi e le potete avvicinare senza difficoltà. Il vello è multicolore con molte combinazione ognuna con un suo nome.
Dopo essere stati inseguiti dalle simpatiche pecore riusciamo a fare qualche scatto alla cascata
Per arrivare al punto per lo scatto fotografico ci imbattiamo nelle simpatiche pecore delle Faroe.
Le pecore delle Faroe sono famose perché sono quasi il doppio della popolazione, non essendoci predatori naturali vivono all’aperto tutto l’anno in piccoli gruppi e le potete avvicinare senza difficoltà. Il vello è multicolore con molte combinazione ognuna con un suo nome.
Dopo essere stati inseguiti dalle simpatiche pecore riusciamo a fare qualche scatto alla cascata
Il vicino villaggio di Gasaladur era isolato fino al 2005, anno di costruzione del tunnel che attraversa la montagna e la popolazione era di 16 persone , malgrado il tunnel la popolazione è comunque scesa agli attuali 11 (sigh).
Rientrando alla base percorriamo la strada che costeggia il fiordo fino all’aeroporto, qui possiamo rivedere la spettacolare isola di Tindholmur che ci ha accolto al momento dell’atterraggio e che fa molto Jurassik Park.
Rientrando alla base percorriamo la strada che costeggia il fiordo fino all’aeroporto, qui possiamo rivedere la spettacolare isola di Tindholmur che ci ha accolto al momento dell’atterraggio e che fa molto Jurassik Park.
L’indomani la nostra meta è il magico villaggio di Saksun.
Il villaggio di trova nella parte nord dell’isola principale Streymoy, pochi abitanti nelle caratteristiche abitazioni con il tetto ricoperto di erba.
La particolarità del villaggio è data dal fatto che si trova sul fondo di una baia circondata da alte montagne, un giorno una violenta tempesta ha chiuso l’ingresso della baia formando un lago dalle acque cristalline.
Ci portiamo sulla isola collegata, la seconda per estensione Eysturoy, per visitare un villaggio molto particolare, Gjogv.
Il villaggio è abitato da più di 500 anni e il suo porticciolo naturale è un piccolo canyon dove l’oceano atlantico entra in punta di piedi.
Per trasportare cose e persone dal porticciolo fino al paese c’è una ferrovia inclinata, l’unica operativa nelle Faroe, a scartamento ridotto, non ci sono locomotive ma un argano che aziona una fune attaccata ai vagoni merci.
Era stata costruita quando ancora le strade non erano state realizzate e tutto arrivava via mare. Rimane ancora in funzione per trasportare piccole barche.
Rientriamo alla base, un giro per il porto di Torshavn, il porto di “Thor”.
Domani rientro a Copenaghen , le isole Faore sono danesi, sono quindi parte della comunità europea, malgrado questo si considerano una popolazione “a parte” dato che praticano usanze tribali quali il “grindadrap”, tradotto letteralmente in “macello delle balene”.
Un volta all’anno, da secoli, i faroesi uccidono centinaia di delfini e globicefali secondo una usanza, che anticamente aveva motivi alimentari, mentre ora li ha persi perché la carne dei globicefali non è molto sana da mangiare.
Le motivazioni sono, secondo i locali, di conservazione della tradizione e ne vanno anche molto orgogliosi a dispetto dei molti che ne chiedono ovviamente la cessazione.
Lasciamo le Faore, non prima di aver acquistato un caldissimo pullover di lana delle mitiche pecore, unica cosa che conserveremo di questo posto
Un volta all’anno, da secoli, i faroesi uccidono centinaia di delfini e globicefali secondo una usanza, che anticamente aveva motivi alimentari, mentre ora li ha persi perché la carne dei globicefali non è molto sana da mangiare.
Le motivazioni sono, secondo i locali, di conservazione della tradizione e ne vanno anche molto orgogliosi a dispetto dei molti che ne chiedono ovviamente la cessazione.
Lasciamo le Faore, non prima di aver acquistato un caldissimo pullover di lana delle mitiche pecore, unica cosa che conserveremo di questo posto